Valparaiso: gemma del Pacifico, tra arte urbana e colline.

Valparaíso è una città enigmatica, definita “La Joya (gemma) del Pacifico” si trova a soli 120 km dalla capitale Santiago del Chile e spesso meta di una visita giornaliera dalla capitale. A prima vista da l’impressione di una città decadente e non posso darvi torto ma dedicandogli qualche giorno si riesce ad apprezzare tutto il suo fascino bohemien e il carattere graffiante dell’arte urbana che decora la città.

BANDIERA-CILE-VALPARAISO

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Sono passati diversi mesi da quando sono stata a “Valpo”, così chiamata in modo amichevole, ma ho un ricordo vivido. Si dice che Valparaíso si ama o si odia. Io la amo. Tanto che mi sono tatuata il suo ricordo sulla pelle (Qui troverete foto e post). Ho trascorso 15 giorni e se dovessi pensare a una città cilena dove trasferirmi, sarebbe la candidata numero uno. Le sue 42 colline (chiamati “cerros”) regalano viste spettacolari sulla città e sull’oceano. Nonostante ci sia stata nell’inverno cileno (giugno 2016) ho un ricordo molto colorato, forse per via delle coloratissime case.

CASE COLORATE-VALPARAISO-CILE

Per chi ha poco tempo ha disposizione consiglio vivamente i tours proposti da Tours 4 tips  e da Free tour Valparaiso. Le guide sono studenti che svolgono questo lavoro per pagarsi gli studi e per passione. Vi porteranno in giro per i principali quartieri della città. Vi renderete conto che la città è facilmente percorribile a piedi. Gli storici ascensori della città, per pochi centesimi, vi allevieranno la fatica della salita e offriranno viste suggestive sulla città.  Non perdetevi una corsa su uno dei tanti tram elettrici “trolebuses” ancora in circolazione in città. Salite direttamente, pagherete il biglietto al conducente. Se non sapete a quale fermata scendere, chiedetegli informazioni, vi indicherà quando scendere con la tipica gentilezza cilena.

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L’ideale per godersi appieno la città è dedicare almeno 4 giorni, inclusa una scappata alla residenziale ed elegante Viña de Mar.

Meglio iniziare la visita della città da Piazza Sotomayor, nella zona di Barrio Porto. Da qui iniziano i free walking tours. Barrio Porto è un quartiere in cui bisogna prestare un po’ più di attenzione, gli scippatori sanno il fatto loro. Meglio evitarlo al calare della sera se non siete in compagnia di locali. D’obbligo la visita al mercato del pesce.

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Piazza Sotomayor
MERCATO PESCE-BARRIO PORTO-VALPARAISO
Ultimi affari al mercato del pesce di Barrio Porto.

Vi consiglio un pranzo in uno dei tanti ristoranti locali, dove il pesce viene servito fresco tutti i giorni. Uno dei piatti tipici della città è il “Caldillo de Congro” una zuppa di pesce e frutti di mare con verdura. Ordinate con moderazione, la cucina cilena è abbastanza pesante e le porzioni abbondanti.

CALDILLO-PIATTO TIPICO-VALPARAISO

Proseguite fino all’ ascensore Artiglieria, in pochi minuti vi porterà in cima, al punto panoramico del Paseio 21 de Mayo dal quale avrete una vista sull’attivissimo porto. A pochi minuti a piedi si trova il Museo di Navale e Marittimo del Cile.

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Vista su Barrio Porto  e sulla città dalla cima dell’ascensore Artiglieria

Passeggiate lungo i ripidi vicoli del Cerro Allegre e Concepción, cuori pulsanti della vita notturna e dell’arte locale. I belvedere del paseo Yugoslavo e del paseo Gervasoni regalano viste incantevoli sulla città.

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Sempre con il naso all’insù. Originali decorazioni del Cerro Allegre.
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Non importa quale sia la tua forma d’arte. Tappi di birra.

Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’ Unesco per le sue case colorate, Valparaiso è un museo a cielo aperto. Proprio il “Museo a Cielo Abierto” del Cerro Bellavista è una tappa imprescindibile con i suoi murales disegnati dagli studenti dell’Istituto d’Arte dell’ Università Cattolica di Valparaíso, ma personalmente trovo che il meglio dell’arte urbana e una delle migliori viste della città sia dal cerro Polanco.

PIAZZA SOTAMAYOR-VALPARAISO-BARRIO PORTO
Il quartiere è un po’ decentrato ma facilmente raggiungibile con il trasporto pubblico. Arrivando con la metropolitana, scendete alla fermata Baron e approfittare per una breve visita al molo per vedere  leoni marini. Tappatevi il naso, nelle giornate di vento l’odore di queste bestiole è insopportabile! Dalla stazione della metro sono circa 20 minuti a piedi, non troverete molti turisti da queste parti e magari potreste attirare l’attenzione dei locali ma a mio parere è tranquillo.
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Il quartiere del cerro Polanco è uno dei più enigmatici della città.
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Sono passati di qui 3 volte ma la macchina proprio non si è spostata.

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Ero venuta a Valparaíso anche per visitare la casa-museo di Pablo Neruda “La Sebastiana”, abbarbicata sul cerro Florida. Quando sono arrivata mi sono attardata troppo nel piccolo giardino della casa a leggere e così si è fatto e non ho più avuto modo di visitarla. Vi lascio una foto di una delle scalinate per raggiungere la Sebastiana.
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Che sia passato di qui Van Gogh?
Se avete tempo vi consiglio una mezza giornata a Viña de Mar, facilmente raggiungibile in collettivo (autobus) o metropolitana da Valparaíso. L’indicazione della mezza giornata è più che altro per quelli che visitano Valparaiso durante l’estate italiana.
Meta per eccellenza del turismo cileno, la sua architettura moderna e i giardini ordinati vi riporteranno a una dimensione più europea.  Io ho apprezzato il lungo mare che costeggia la spiaggia Acapulco e il Castello di Wulff, ex mercante tedesco trasferitosi in Cile, ma dopo poche ore ho sentito il richiamo di Valparaíso.
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La spiaggia Acapulco a Viña de Mar.

Vi lascio alcuni consigli su dove alloggiare e mangiare.

I posti indicati sono stati tutti testati da me.

  • La Joya Hostel chiamarlo hostel è molto riduttivo. Qui ho fatto volontariato e posso ire che è uno dei migliori hostel in cui sono stata in tutto il Sud America e qualcuno l’ho visto. Ottima posizione, vicino alla stazione degli autobus. Piacevole luogo per rilassarsi e socializzare, Nico e il resto del team sono l’anima pulsante di questo hostel.  Pulitissimo grazie alle attenzioni di Carla. Colazione sopra la media e nel week-end arricchita dalle delizie della pasticceria al piano di sotto.
  • Birreria in pieno stile tedesco Hotzenplotz. Buon birra. piatti tedeschi e atmosfera insolita, con un albero gigante piantato nel pavimento.
  • Tama Sushi ristorante giapponese. Cerco sempre di orientare le mie scelte su ristoranti con cucina locale, ma dopo tre mesi di viaggio mi sono concessa un piccolo lusso.
  • Birreria artigianale Altamira. Da provare le birre aromatizzate. Ambiente internazionale con musica dal vivo, ospita concerti Jazz.
  • Per un buon caffè vi consiglio Puro Cafe, dall’ambiente accogliente e con buona connessione internet.

Direi che potete dormire, mangiare e sorseggiare un caffè.

L’ultimo consiglio culturale è una visita al parco dell’ ex carcere, oggi convertito a centro culturale di eventi.

Dalla costa cilena alla Valle del Elqui, alla ricerca delle origini del Pisco.

Quando sono arrivata in Cile mi sono sorpresa nel vedere nei menù il Pisco Sour. Un cocktail a base di pisco (un’acquavite) che avevo già assaggiato in Perù. Qualche ricerca su internet  e scopro che Cile e Perù si contendono  la denominazione d’origine del Pisco.

In Perù esiste la città di Pisco, poco distante dalle Isole Ballestas, in Cile la località di Pisco Elqui nell’omonima Valle. Così senza pensarci due volte decido che la mia prossima tappa sarà la Valle dell’Elqui. La strada è lunga, il Cile infatti è una lunga e sottile striscia di terra la cui lunghezza da estremo a estremo è di circa 4.300 km.

Partenza da San Pedro de Atacama, il mio primo stop per la notte è Caldera. Un paesino sulla costa che consente di raggiungere la località balneare di Bahia Inglesa, che la mia guida dice di essere imperdibile. Sarà stata la bassa stagione ma non mi è sembrata nulla di particolare. Merita invece una breve visita il museo Casa Tornini a Caldera. Bernardo, il proprietario e la guida, vi racconterà un po’ della storia di Caldera e dell’immigrazione italiana in Cile e nella regione. Devo dire che ritrovare un angolo d’Italia mi ha emozionato.

Proseguo rotolando verso sud sulla strada costiera detta “Ruta del desierto”, i paesaggi sono molto accattivanti. Purtroppo questo tratto di costa non è servito dal trasporto pubblico. La strada è in terra battuta, non è necessario un 4×4 se si presta un po’ di attenzione. In alta stagione credo che si possa tentare di fare autostop, non tentateci in bassa stagione. Lungo il tragitto ho incrociato solo tre auto.

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Baia lungo la strada del deserto.

Mi fermo per la pausa pranzo a Carrizal Bajo, un piccolo paesino di pescatori che alla fine del 1800 era un importante porto marittimo e ferroviario. Sembra un paese fantasma e quando il ritocco delle campane riecheggia nell’aria mi vengono i brividi. L’unico ristorante aperto è “Las Rocas de Carrizal” il menù prevede un piatto freddo a base di “loco” un mollusco dalla consistenza gommosa. Non fa per me.

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Chieda di Carrizal bajo

Il viaggio prosegue lungo la costa fino a Huasco, dove si imbocca la Panamericana (Ruta 5) e in poco meno di 3 ore sono a La Serena. Mi fermo per la notte e il giorno successivo ho tutto il tempo per visitare senza fretta la cittadina. Non perdetevi una passeggiata lungo il lungomare dove domina il faro, tra le vie commerciali del centro storico e per concludere la giornata rilassatevi nei giardini giapponesi. In prossimità del parco, c’è il punto di partenza degli autobus locali che portano nella Valle del Elqui.

Alla modica cifra di 3000CLP (circa 4 Euro) e un’ora di strada si raggiunge Vicuña dove si trova il museo di Gabriela  Mistral (premio nobel di letteratura). Proseguo fino a Pisco Elqui, la mia destinazione. Il sole sta tramontando e la valle si colora delle tinte autunnali. Quando arrivo all’ostello è già buio ma il cielo è terso e la notte stellata. Questo è un posto ideale per osservare le stelle  e ci sono numerosi osservatori che organizzano tour astronomici.

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Valle del Elqui

L’indomani dedico la mattina a visitare il mercato artigianale di Horcón raggiungibile con un autobus locale. Scatenatevi all’acquisto se volete contribuire allo sviluppo dell’economia della comunità. I prodotti sono fatti a mano da artigiani locali, potrete ammirarli mentre lavorano.

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Mandala artigianale. “Good vibes in the air”

Sulla strada del ritorno mi fermo alla tenuta “Los Nichos”per provare il pisco. La distilleria è la più antica di tutto il Cile e continua a produrre il pisco secondo il metodo tradizionale. La visita guidata (1000 CLP=1,40Eur) dura circa un’ora. Ci raccontano delle varie fasi della vendemmia e poi ci rechiamo nei sotterranei.

Ci sediamo in una sala poco illuminata un po’ inquietante, per fortuna non soffro di claustrofobia. Alle parete i nichos (nicchie) piene di bottiglie di vino. La storia racconta che Don Rigoberto, uomo dai grandi interessi e proprietario della distilleria, avesse creato questa sala per godere della compagnia degli amici e del buon vino. A ogni amico aveva regalato una nicchia e per ognuno aveva fatto scrivere un epitaffio. L’idea era entrare in verticale e uscire in orizzontale. La visita si conclude con la degustazione dei vini prodotti. Alla fine non ho scoperto se le origini del Pisco siano peruviane o cilene. Poco importa brindiamo alla salute!

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“Los Nichos”
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Imbottigliatrice manuale

San Pedro de Atacama: l’universo sopra di me.

Arrivando dal gelido salar di Uyuni la prima cosa che si apprezza di San Pedro de Atacama è il clima. 22 gradi di media giornaliera tutto l’anno e notti fredde con temperature sotto lo zero.

San Pedro richiama numerosi turisti e molti avventurieri. Terra mistica per l’energia positiva che emana, forse dovuta alla presenza di minerali come quarzo e rame o ai miti e alle leggende che si tramandano di generazione in generazione gli atacameños.

San Pedro de Atacama è una cittadina costruita per lo più con mattoni di “adobe” (fango) e legno di cactus. Le polverose strade vengono prese d’assalto da turisti alla ricerca di escursioni nel deserto più arido del mondo: la puna di Atacama.

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La chiesa di San Pedro costruita in adobe.

Le fotografie dei paesaggi delle lagune di Cejar, Chaxa, Miscanti, i geysers de El Tatio, il salar di Talar e la riserva nazionale de “los flamencos” esposte nelle agenzie di viaggi mi ricordavano molto quelli salar di Uyuni. Così decido di dedicare il mio tempo alla scoperta di quelle attrazioni naturali per me insolite. Ho avuto la fortuna di farlo in compagnia di una coppia italo-cilena: Laura e Ron.

Ci sono moltissime possibilità per visitare i dintorni di San Pedro di Atacama, dalla bicicletta, a escursioni a cavallo, tour in jeep o lunghi trekking. Ritengo che un mezzo a 4 ruote sia la cosa migliore per muoversi in totale libertà e raggiungere anche quei luoghi non ancora battuti dal turismo di massa. Il sito archeologico di Yerbas Buenas è uno di questi. Si trova a circa 65 km a ovest di San Pedro, qui è possibile vedere geroglifici scolpiti nella roccia.

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Geroglifici di Yerba Buena.

Da qui si prosegue per la spettacolare valle dell’Arcoiris (valle arcobaleno) i cui colori sono dovuti alle diverse stratificazioni durante le varie ere geologiche. Mi sembra impossibile credere che quest’arida terra una volta fosse ricoperta da ghiacciai.

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Valle Arcoiris

Non ho fretta di lasciare San Pedro, credo che il clima abbia il suo effetto positivo sul mio spirito, un po’ meno sulla mia pelle, che nonostante l’abbondante crema, è sempre secca e guardandomi le mani mi sembra di vedere gli stessi ricami fatti sulla terra.

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La cittadina è cara per gli standard cileni, ma nessuno mi toglie un ottimo caffè colombiano al Bum Kaldi, il bar di Javiera una ragazza proveniente dal verdeggiante e piovoso sud. Essendo una cittadina così piccola si fa presto a fare conoscenza soprattutto se siete interessati a scambiare quattro chiacchiere con i locali. Questo desiderio o se volete chiamatela curiosità è quello che manca nelle grandi città. Merita una passeggiata e la visita anche la “Pukara de Quitor” ossia Fortezza del Quitor (CLP 3.000) uno dei più importanti siti archeologici di tutto il Cile risalente all’epoca preincaica. Dalla cima è possibile godere di un paesaggio mozzafiato sulla valle della Morte e del vulcano Licancabur.

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Pukara (Fortezza) di Quitor.
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Sullo sfondo l’imponente vulcano Licancabur.
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Volto di un atacameño
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Laura e Ronald e sullo sfondo la valle della Morte

Come non parlare della Valle della Luna? Non sono mai stata sulla luna ma questo davvero ricorda i paesaggi lunari, almeno quelli dei film. Questo è uno dei deserti più suggestivi che abbia mai visto al mondo, e qualcuno l’ho visto. La valle della Luna è ideale visitarla al nel pomeriggio per vedere il tramonto. L’accesso è a pagamento (CLP 3.000) e le auto possono entrare solo fino alle 17 (orario invernale).

La prima fermata è alla miniera di sale che è possibile visitare in una ventina di minuti. Non consigliato per chi, come Laura e Ron, soffre di claustrofobia e per chi ha dolori di schiena. In alcuni tratti è necessario procedere a carponi.

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In auto raggiungiamo facilmente l’ultimo punto turistico della valle dove si ergono le “Tre Marie” , blocchi di roccia che dovrebbero ricordare la Vergine che prega. Personalmente non ci trovo nulla di speciale ma ci sono numerosi turisti intenti a scattare foto, tanto che in passato uno dei blocchi è stato distrutto dagli stessi turisti.

E’ ora di raggiungere la vetta per godere di uno paesaggio di ineguagliabile bellezza.

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MIRADOR-VALLE-LUNA
Aspettando il tramonto nella Valle della Luna

San Pedro di Atacama è anche una rinomata località per tutti coloro amanti di astronomia. Qui è stato costruito il più grande osservatorio terreste al mondo, l’ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), l’acronimo in spagnolo significa anima. E’ possibile visitarlo .previo appuntamento. Consiglio a tutti un tour astronomico (CLP18.000-20.000). In città ci sono tantissime agenzie che offrono il servizio, alcune includono anche un coffee break che con il freddo della notte è molto gradito. La cosa più importante sono i telescopi, assicuratevi che siano almeno da 12 pollici e siano a disposizione di un massimo di 4/6 persone. Guanti e cappello non sono stati sufficienti per mantenermi al caldo ma l’universo sopra di me mi ha scaldato il cuore. Un cielo così non l’avevo mai visto. Mi sono sentita piccola di fronte a questo capolavoro della natura.

Alcune cose sono per sempre.

Questo post è fuori sequenza temporale nei miei racconti di viaggio ma volevo condividere un momento speciale.

Da circa 15 giorni sono stabile a Valparaíso, si dice che “O la ami o la odi”. Io la amo, nonostante sia disordinata, come molte città sudamericane, sporca non più di alcune città italiane e europee, mi ricorda molto Oporto, ma con il fascino di una città che si è fermata a 50 anni faQuesta città mi fa sentire a casa, sarà perché lavorandoci mi sembra di non essere una semplice turista, poi scopro che è gemellata con Barcellona ed ecco che tutto si spiega!

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Prima di raccontarvi come sono finita a farmi un tatuaggio bisogna tornare un po’ indietro nel tempo. Quando mi ero trasferita a Barcellona, avevo pensato di farmi un tatuaggio che rappresentasse il mio cambiamento, eppure c’era qualcosa che ancora mi frenava, credo che non fosse casuale. Poco prima di partire per il Sudamerica mi è tornato il pallino, stavo dando un altro giro di boa alla mia vita, ma i tempi erano troppo stretti, volevo disegnarlo ma non avevo l’ispirazione seppure avessi la idea.

Qui mi sono detta “Magari cerco un tatuatore”, non c’è stato bisogno. Qualche giorno fa un ragazzo dell’ostello mi mostra il suo nuovo tatuaggio. Mi racconta di come si è svolto l’incontro e visto il risultato non ho avuto dubbi: l’ho trovato. Ormai ho l’assoluta certezza che chiami a te ciò che vuoi. Lo chiamo e ottengo l’appuntamento per la sera stessa. Prendo carta e penna e senza esitazione inizio a disegnare. Sapevo esattamente ciò che volevo.

Sono sotto casa di Juan Pablo poco prima delle 9. Iniziamo a chiacchierare, vuole sapere qualcosa di me e su cosa ho in mente. Inizia a disegnarlo, ancora non gli ho mostrato la mia bozza per non influenzarlo. Siamo in perfetta sintonia, definiamo insieme solo alcuni particolari. E’ sabato sera e gioca la nazionale cilena, anche qui il calcio è sacrosanto quindi do per scontato che ci rivedremo in settimana, ma mi sbaglio quando mi dice “pronta?”. Non lo so! Sto affidando a un perfetto sconosciuto qualcosa che per me sarà per sempre.

20160618_220533Ricordo il primo tatuaggio fatto a 18 anni, e quando io avevo 18 anni, tatuarsi non era ancora tanto in voga, nonostante l’arte di decorarsi il corpo risalga addirittura all’epoca degli egizi. Il rumore della macchinetta era qualcosa di inquietante e fastidioso, forse più del dolore. Juan mi rassicura i tempi sono cambiati, anche la macchinetta è diventata silenziosa. Non ho più scuse, in meno di mezzora ha finito, un leggero fastidio, del tutto sopportabile. Mi piaceeeeeeeeeeeee.

Chi mi conosce o semplicemente mi è stato vicino negli ultimi tempi saprà cogliere il significato più profondo di questo tatuaggio, per tutti gli altri vi racconto cosa rappresenta il tatuaggio di una rondine.

Il tatuaggio di una rondine è di quelli catalogati come “old style” ma sempre “evergreen”. Ha origine nella tradizione marinara, veniva tatuata una rondine come segno di portafortuna. Quando i marinai avvistavano le rondini significava essere un prossimità della terra ferma, quindi di avere fatto ritorno a casa dopo mesi di viaggio. La rondine a seconda di diverse culture rappresenta sicurezza e protezione, ma anche libertà, indipendenza amore e speranza. La rondine è uno “spirito libero”, uno di quelli uccelli che non possono vivere dentro una gabbia e essere addomesticati. Direi che calza a pennello.

Adesso immagino siate curiosi di vederlo…

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